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domenica 1 gennaio 2023

Sake, pesci e il nuovo anno

Un giorno un tale mi domandò:"Sapete che significa l'uso di gettar via il sake rimasto in fondo a una tazza?". Io risposi: "Siccome far ciò si dice gyodo, suppongo significhi gettar via ciò che aderisce [gyo] al fondo [do]". L'altro rispose:" No, non è così: si tratta della parola gyodo [via dei pesci], perché il sake rimasto in fondo alla tazza lava il punto toccato dalle labbra".

Approfondendo attraverso le note, apprendo che in passato il sake, torbido, non si beveva tutto, ed era usanza lasciare la parte più torbida nelle tazze. Essendo queste di piccole dimensioni, venivano riempite più volte, ma senza risciacquarle: gettando via il sedimento, si procedeva quindi anche al risciacquo del punto della tazza venuto a contatto con le labbra. La via dei pesci menzionata allude al fatto che per tornare alle acque di origine i pesci ripercorrono la stessa via già percorsa quando se ne allontanarono. La ragione per cui si usava questo vocabolo per indicare il gettar via i fondi di sake sta nel fatto che bisognava fare in modo che i fondi facessero come i pesci, cioè rifacessero la strada già percorsa quando si era bevuto in precedenza, così da lavare il punto dove erano state applicate le labbra.

I due termini gyodo, omofoni ma scritti con kanji diversi, sono all'origine di questo passaggio di "Ore d'ozio" di Kenko, mia lettura abituale al primo dell'anno e che ogni volta mi colpisce con un passaggio diverso, preso da uno degli oltre duecento quaranta aneddoti, uniti solamente dal fatto di essere pensieri, per quanto futili possano essere, che sono passati per la mente dell'autore. Questa raccolta è considerata il capolavoro dello scrittore più importante dell'epoca Kamakura, vissuto a cavallo tra il 1200 e il 1300, grande filosofo appartenente ad una famiglia dell'alta burocrazia imperiale, che, attraverso la sua prosa di grande impatto poetico, è in grado di fornire delle stupende fiammelle che aiutano ad illuminare il percorso di un qualsiasi cammino.

Leggere le sue "frivolezze" è per me sempre uno spunto di riflessione, su qualsiasi cosa scriva, e fonte di una linea di azione che mi piace assumere per il nuovo anno, qualcosa di diverso dalla più classica lista dei buoni propositi, e più simile ad un rinnovato approccio alle cose, alla vita. 

Come l'autore vorrei quindi assumere quell'atteggiamento che mi permetta di non dare per scontato qualcosa solo perché l'abitudine mi porta a agire, nel senso di fare o di pensare secondo schemi e (pre)concetti applicati acriticamente, in modo da poter cogliere qualcosa di più, profondo o personale, da una qualsiasi azione della vita quotidiana, e poter meglio comprendere almeno le attività che più caratterizzano le mie passioni e le relazioni tra le cose e le persone. 

Inizia un nuovo anno e vorrei poterlo trascorrere all'insegna della comprensione del significato anche solo del più piccolo "perché" e cercare quindi di poter percorrere questa nuova tappa del mio cammino in maniera più consapevole.

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lele bo



Fonti:
- Immagine da https://it.wikipedia.org/wiki/Yoshida_Kenk%C5%8D
- Ore d'ozio, Kenko







sabato 1 gennaio 2022

LUNA NUOVA

Si devono forse ammirare i fiori solo quando sono in pieno rigoglio e la luna solo quando è tersa? Sospirare alla luna sotto la pioggia o star chiuso in casa per non veder declinare la primavera, questo ci comunica un'emozione profonda, che turba. Osservare un ramo che sta per fiorire o un giardino di fiori appassiti suscita una commozione ancor più viva. Se [...] leggiamo "Quando andai per contemplar i fiori essi erano già caduti" oppure "A causa di un contrattempo non potei contemplare la fioritura dei ciliegi" [...], c'è forse in esse minor incanto che si fosse scritto "Vedevo i fiori..."? I fiori che cadono e il tramontar della luna sogliono riempire l'animo di melanconia. Eppure solo qualcuno dal cuore totalmente insensibile potrebbe dire: "Questo [...] ramo ha i fiori appassiti: non c'è più nulla che valga la pena di essere visto". Così è per molte cose, solo il principio e la fine suscitano interesse. [...] Ma dobbiamo contemplare la luna e i fiori solo con gli occhi? Al contrario, anche senza uscire di casa, [...] proprio il pensare alla luna e ai fiori ci offre un piacere delizioso. In genere non amo rileggere i libri, ma Ore d'ozio di Kenko è ormai diventata una eccezione tradizionale nel primo giorno dell'anno. Un po' perché trascinato da quella atarassica forza che solo questo giorno sa dare, in cui opero una certa forma di riazzeramento totale, fisico e mentale, un giorno fuori dal tempo ma in cui tutto scorre tra un passato e un futuro che si fondono in armonia, un giorno in genere passato tra le mura domestiche ma nel quale l'isolamento non pare pesare. Come Kenko amava fare "nelle (sue) ore d'ozio, seduto davanti al calamaio, annotando giorno dopo giorno, senza alcun motivo particolare, ogni pensiero che gli (passasse) per la mente, (procurandogli) una sensazione davvero strana, simile a una lieve ebbrezza", io mi ritrovo invece di volta in volta stupito novello protagonista di questo o quel passaggio, ma tutte le volte con rinnovate vesti. Paragrafi che sembrano essere particolarmente pertinenti nei tempi attuali si susseguono senza sosta, come se Kenko fosse un autore contemporaneo. Proprio questa sua capacità di catapultarmi a cavallo di epoche diverse mi sorprende con quella caratteristica "lieve ebbrezza". In fondo non è difficile essere felici e godere del momento preciso: nella situazione attuale in cui possiamo essere ancora incupiti per quel che potrà riservarci il futuro per le nostre relazioni, attività, interessi, le sue parole risuonano potenti nel farmi ricordare che le emozioni che ho vissuto non sono solo ricordi del passato, ma sono quella parte di me, e vorrei sperare e augurarmi di tutti noi, che mi permette di godere nuovamente di quei delicati sapori che riaffiorano leggeri alla memoria quando richiamati da altri segnali anche fuori contesto. Quasi una coincidenza, stanotte sarà luna nuova ma la sua completa assenza non può che farmi tornare in mente tutte le lune piene che mi sono attardato ad osservare o i rami spogli di quell'acero che ha ormai smesso quel suo appariscente vestito rosso solo per indossarlo un pezzo alla volta ancora fra qualche mese. E l'assenza di luna non è forse il mezzo per poter osservare i mille altri astri spesso timidamente nascosti dietro i suoi argentei potenti raggi? E allora posso anche vedere una mancanza come qualcosa di complementare ma positivo, rendendomi conto anche di quanto altro esista, ma a cui magari non faccia caso, per abitudine o per fretta. Siamo ancora tutti chiusi in casa, alcuni lamentano limitazioni e restrizioni, e sicuramente non possiamo più godere della stessa libertà di qualche anno fa, ma avendo potuto vivere quello specifico attimo in passato, non è questo un motivo perlomeno per non lasciarsi andare alla tristezza? Non che voglia vivere di ricordi o di fantasia, ma la sensazione di quella singola esperienza vissuta in prima persona ritorna con tutta la sua prorompente vivacità anche quando meno me lo aspetti, e mi ritrovo a pensare di essere grato di aver saputo vivere quel momento con consapevole pienezza, magari chissà quando. Un momento che ha lasciato impresso qualcosa nella mia coscienza permettendomi di inebriarmi nuovamente con quelle deliziose sensazioni che non sono mai un ricordo di un passato sinonimo di tristezza e rimorso, ma una vivace lente attraverso cui vedere il presente con rinnovati colori. Non vorrei essere come quell'insensibile che vede solo il ramo spoglio, senza trasporto, e spero che questo possa accompagnarmi nel nuovo anno.

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lele bo

Fonti: - Immagine da https://svs.gsfc.nasa.gov - Ore d'ozio, Kenko