- il sigillo rotto: cocci vari, probabilmente portati da una piena e mai rimossi, sui quali è facile scivolare sopra
- lo yokai: una gigantesca figura ammantata, che cela la sua identità fino all'arrivo della malcapitata vittima, contro la quale ci si può lanciare in un attacco efficace solo arrivandole vicino con il giusto passo e il giusto fiato
- l'onsen: cos'è il Giappone senza le sue stazioni termali, in questo caso niente altro che un affioratore, maleodorante e caldo
- la cascata: un punto di riferimento lungo il percorso, sono semplicemente le chiuse
- Sekigahara: una zona caratterizzata da molteplici depressioni nelle quali ristagna l'acqua e cresce una bassa vegetazione, nella mia mente la triste zona di battaglia dalla quale la fuga avviene con salti tra i resti dei meno fortunati
- il corridoio sonoro del castello di Nijo: un ponte con assi metalliche che fanno un gran rumore al passaggio dei pedoni, come i "pavimenti dell'usignolo" chiamati così perché, ogni volta che vengono calpestati, i morsetti e i chiodi posti sotto la superficie sfregano tra loro producendo un suono che ricorda il verso dell'usignolo, efficace sistema di allarme in caso di infrazioni della proprietà e di attacchi da parte dei ninja
- la foresta dei pugnali volanti: è un passaggio in cui crescono bambù che impongono scarti improvvisi
- il drago: una macchia d'olio sulla strada che richiama la forma di un drago, in prossimità del quale devo arrivare con la giusta postura in modo da poterla saltare
- il ponte a botte: piccolo ponte con assi di legno su un naviglio, dove ovviamente si rende necessario sguainare, tagliare e rinfodera a ripetizione come da koryu
- i corvi: creature maligne anche se poco pericolose che basta poter scavalcare o scartare velocemente, in realtà cespugli bassi
- il baratro: leggera depressione ortogonale su un lungo naviglio dove il terreno ha ceduto e l'acqua piovana ha scavato il suo percorso, da saltare arrivando con il piede giusto per evitare una storta
- la casa della strega: casetta con una traballante lucina all'interno, richiede ovviamente un passaggio veloce e silenzioso
- il monte Fuji: salitone che porta alla massima altezza del percorso, in un rinnovato cammino verso uno degli emblemi del Giappone
- la gora dell'eterno fetore: maleodorante impianto del gas che obbliga ad una diversa respirazione
- il vessillo caduto: palo tendi cavo di un circolo canottieri, che richiama quei campi di battaglia in cui non sventolano più le insegne della fazione perdente, è solo un punto di riferimento lungo il percorso
- Yoshiwara: è un bar sul fiume, ma passargli vicino, stanco e ormai al termine della corsa, con i suoi profumi, le sue luci, il vociare allegro dei clienti, mi rende mentalmente viva l'immagine del quartiere dei piaceri
- il castello di Osaka: muro di pietre sul fiume che mi ricorda terribilmente il celebre castello, a questo punto sono praticamente arrivato
- Pai Mei: quando ormai è tutto finito, c'è ancora un'ultima fatica prima di poter rientrare, la scala di Pai Mei che mi riporta sull'asfalto cittadino verso casa, mille gradini con un'alzata gigantesca e cambio di inclinazione
domenica 19 giugno 2022
mercoledì 4 maggio 2022
IL DOJO FUORI DAL DOJO: METSUKE E ZANSHIN
Questa attenzione porta inderogabilmente ad un altro fondamentale concetto che ho imparato in dojo, quello molto più profondo e complesso dello zanshin, quello stato di allerta vigile e consapevole che si mostra sia nella postura che nello stato d'animo al termine di un'azione, in modo da rendere possibile l'eventuale risposta ad un qualsiasi nuovo attacco e non necessariamente dell'avversario diretto. Di nuovo, non che vada in giro a cercare la rissa, jamais!, ma la consapevolezza di quello che possa accadere in un tempo successivo senza perdere di vista il momento attuale è di fondamentale importanza anche per la propria sicurezza, oltre che per quella degli altri. Se vengo superato da qualcuno, che quindi proviene dall'angolo buio della mia apertura visiva, cerco di capire se ci sia qualcun altro dietro ancora, se sia un gruppo, per evitare spiacevoli scontri, tagli di strada e ttti quei piccoli incidenti che se non altro possono dare davvero fastidio.
mercoledì 6 aprile 2022
IL DOJO FUORI DAL DOJO: POSTURA E ASHISABAKI
Durante una corsa, così come nel caso di una semplice passeggiata per andare a fare la spesa, un controllo particolare va inoltre sempre all'ashisabaki: credo sia ragionevole ritenere infatti il movimento dei piedi intimamente connesso con la postura, oltre che, ancora una volta, legato all'efficienza del movimento. Anche in questo caso è un continuo controllo: mantengo i piedi paralleli o li lascio andare un po' dove vogliono? Spingo correttamente con l'avampiede come in un corretto fumikomi o lascio che sia il peso del corpo stanco a trascinarmi in avanti? Riesco a spingere correttamente sia con il destro che con il sinistro, come se passassi alternativamente da tecniche in chudan a hidari jodan? Se posso correre sulla linea della segnaletica stradale a terra, riesco a calpestarla o la stanchezza mi porta a deviare dalla linea retta? Se devo girare faccio in modo di cominciare la rotazione con il piede avanti per un corretto jikuashi, per cui diventa fondamentale anche l'osservazione delle spazio in cui mi muovo.
Si aggiunge fatica a fatica, a quella fisica si aggiunge quella mentale, ma fa parte della corretta attitudine alle cose sforzarsi di migliorarsi sotto ogni punto di vista.