L'arte della spada è stata spesso accompagnata da altre arti, dalla poesia alla pittura alla scultura: i samurai, nell'immaginario collettivo feroci guerrieri, coltivavano oltre alle arti marziali anche arti zen come quella del the o della calligrafia, e non a caso c'è stato chi ha tradotto il sostantivo bushi, altro termine con cui si identificano i guerrieri e i samurai, con la definizione di coloro che hanno la capacità di mantenere la pace, con la forza militare o letteraria. Non è possibile combattere senza una strategia e non si può vincere senza avvalersi di una teoria, così i samurai coltivavano l'arte e la lotta come discipline distinte ma complementari: la lettura dei classici della letteratura e della poesia giapponese, la meditazione filosofica e religiosa, la scrittura di versi erano considerati esercizio sterile se separato dalla vita, dall’azione guerresca, e quest’ultima sarebbe divenuta senza scopo e destinata alla sconfitta se privata della conoscenza. La via maestra per un vero samurai era, dunque, quella del pennello e della spada.
Se l'arte della spada era fondamentale, non solo per la sopravvivenza, ma come vera e propria via anche verso l'illuminazione tanto che famosi monaci zen ne erano padroni e maestri, arti che richiedevano l'uso del pennello non erano da meno rispetto alla spada: la calligrafia, o shodo, la via della scrittura, richiama con il suffisso -do una pratica intesa come percorso, una pratica con influssi buddisti che permette l'affinamento della sensibilità e del perfezionamento del sè. L'arte della scrittura costituisce un insieme composto da nozioni e conoscenze storiche, stilistiche, formali, e un processo di apprendimento e di applicazioni di tecniche, e la cui pratica permette l'espressione di stati d'animo e di sentimenti così come la collaborazione e l'instaurarsi di corrette relazioni sociali e di lavoro.
Per il praticante dell'arte della spada, kendo o iaido, si ravvisano immediatamente le somiglianze con i Principi del Kendo come enunciati dalla Zen Nippon Kendo Renmei, e non stupisce quindi che le somglianze tra spada e pennello siano spesso riportate in numerosi scritti e trattati.
I segni con il pennello possono essere decisi o incerti, veloci o lenti, sottili o spessi, ma contengono sempre una forza che tradizionalmente viene definita ki, traducibile approssimativamente in energia vitale: volendo esprimere in altri termini questo concetto si può dire che l’istantaneità della calligrafia permette di registrare un ritratto del cuore , kokoro, del calligrafo. Sulla carta viene tracciato un percorso che sgorga dalla sua interiorità: la composizione che ne risulta è basata su rapporti proporzionali, ritmi, equilibri, pieni e vuoti, e tali caratteristiche non possono non destare l'attenzione del kendoka o dello iaidoka che spesso sente dire, o riporta lui stesso, che la spada deve essere usata come un pennello.
Musashi, il più celebre spadaccino giapponese vissuto a cavallo tra il 1500 e il 1600, straordinario maestro indiscusso della spada, era anche esperto di psicologia così come di scultura, pittura e calligrafia: autore del celebre testo Go rin no sho, Il libro dei cinque anelli, criptico capolavoro sull'arte della spada, scrisse il testo ovviamente con il pennello, ed è interessante notare come le caratteristiche della sua scrittura offrano molti indizi relativi al carattere dello spadaccino. Sfortunatamente non esistono copie originali del testo, ma è sopravvisuto un memorandum (oboegaki), scritto appena prima del Go rin no sho, contenente i principi essenziali che il maestro lasciò al suo studente: scritto in corsivo, permette di vedere dove Musashi intinse il pennello nell'inchiostro attraverso tratti più umidi e scuri, come pure dove i caratteri scoloriscano gradualmente in segni più secchi ma altrettanto decisi. Scriveva 13 o 14 caratteri prima di intingere nuovamente il pennello nell'inchiostro, e il graduale rilascio dell'inchiostro senza perdita di potenza è assimilabile alla forza di un corridore da lunghe distanze sostenuto dal vento, in grado di permettergli di muoversi senza finire il fiato. La linea vitale, kimyaku, non è mai interrotta e le colonne di caratteri sono precise sulle linee verticali, risultato di una profonda attenzione senza distrazioni: tutto ciò è da considerarsi più di un segno di forte energia, un riflesso della sua tendenza di tutta una vita nel perseguire la perfezione. Perfino le linee più sottili risultano essere affilate come una lama, e le colonne verticali di testo sembrano respirare con un senso dinamico del ritmo, una potenta forza proattiva che Musashi stesso chiamava appunto ritmo, hyoshi. La sua calligrafia è stata definita viscerale e ancora il praticante dell'arte della spada non potrà non ravvisare i concetti alla base di uno shiai, un combattimento: la difficoltà di mantenere la linea vitale tra i caratteri incolonnati è l'equivalente della sopravvivenza nello scontro, rappresentando il riflesso delle proprie abilità nell'utilizzo del pennello come fosse la spada della mente.
L'analisi della calligrafia di Musashi riflette appieno le tecniche di spada che caratterizzano l'arte della spada:
- colpi (pennellate) potenti e controllo del ritmo: il segreto di pennellate forti ben armonizzate tra segni spessi e sottili richiedono buona osservazione e controllo del respiro.
- bilanciamento dinamico con movimento imprevedibile: bisogna essere capaci di catturare il più impercettible dei movimenti in un tratto quando il pennello cambia direzione. L'energia è potente ma con una tempistica perfetta, con una consapevolezza permeante che permetta di vedere cosa sia vicino come lontanto, e cosa sia lontano come vicino.
- concentrazione affilata come un rasoio: la sfida è riuscire a mantenere una linea costante e affilata a prescindere da quanto sottili stiano diventando i caratteri, risultato di come si maneggi il pennello e dell'attenzione mentale.
Per il praticante dell'arte della spada risulta difficile non cogliere le differenze tra spada e pennello, strumenti interscambiabili con i quali esprimere il carattere, la passione e la concentrazione, attraverso movimenti che richiedono anni di studio e perfezionamento.
Nel libro della Terra, primo trattato ne Il libro dei cinque anelli, Musashi afferma che quella del guerriero sia la doppia via del pennello e della spada e che ogni samurai dovrebbe avere una certa conoscenza di entrambe. (...) In passato l'arte della spada era considerata una delle Dieci Abilità ed era annoverata tra le Sette Arti come pratica salutare, ma (...) l'autentico significato dell'arte della spada non può essere limitato ad una tecnica nell'uso delle armi. (...) È come separare il seme dal fiore e attribuire valore soltanto al fiore. (...) Secondo un vecchio adagio veritiero, una conoscenza superficiale è più dannosa dell'ignoranza.
I principi che Musashi elenca per coloro che vogliano seguire la via della spada includono il non coltivare principi sleali, la realizzazione attraverso la pratica, l'istruzione in tutti i campi dell'arte, lo sviluppo del giudizio intuitivo e l'apprendimento della percezione di ciò che non si può vedere, il non trascurare i piccoli particolari e il non fare cose inutili.
Spada o pennello? Lo spadaccino e l'artista leggeranno in tali insegnamenti i fondamentali della propria via, che sembra essere effetivamente la stessa.
Seguace di Takuan Soho, maestro zen della scuola Rinzai, Musashi adotta molte similitudini e immagini tipiche del suo maestro, profondamente ammirato da molti samurai e signori locali (daimyo), la cui calligrafia riflette un carattere che non vede separazione tra pensiero ed azione: non è un caso quindi che i testi del suo più famoso discepolo spadaccino sia denso di significati che attingono alla profondità dell'insegnamento Zen. Musashi ci insegna il colpo della non mente ovvero libero da ogni pensiero, un colpo effettuato con spirito, corpo e mani senza pensare, vibrato con la forza del Vuoto, senza calcolo, senza piano, ma sola pura azione e la cui comprensione richiede pratica molto assidua. Ci insegna ad espandere corpo e spirito in modo che i fendenti siano portati con lentezza e sicurezza imitando con il corpo lo scorrere dell'acqua, e la tecnica del "sol colpo" definendola come quella che assicura la vittoria, esortando il lettore praticante all'esercizio costante nell'apprendimento della via, grazie al quale la strategia emergerà infine dal cuore permettendo di conseguire la vittoria quando lo si vorrà.
È difficile poter scindere la pratica della spada da quella del pennello attraverso questi insegnamenti e la stessa analisi grafologica della calligrafia di Musashi rivela il carattere dello spadaccino come sia possibile evincere dalla lettura de Il libro dei cinque anelli.
Spada o pennello, percezione, cuore e azione, gli insegnamenti, la pratica e la sovrapposizione tra le due arti restano quindi chiaramente alla base dei molti modi di dire che le accomunano, come complemento l'una dell'altra nella ricerca introspettiva che entrambe le discipline alimentano attraverso la costante pratica quotidiana.
Come termina quasi ogni capitolo de Il libro dei cinque anelli di Musashi, è importante riflettere attentamente su queste cose.
__________________
l'inchiostro e la spada
Fonti:
- Gli ideali del samurai, William Scott Wilson
- Shodo: La via della scrittura, Bruno Riva
- Il pennello e la spada, Leonardo Arena
- Il pennello è la spada della mente - Musashi, William Reed
- Il pennello è la spada della mente - Takuan Soho, William Reed
- Il libro dei cinque anelli, Musashi Miyamoto
0 comments:
Posta un commento