lunedì 16 marzo 2020

IL SAGEO, SIGNIFICATO E USI

Come praticante di Iaido, il sageo, il cordoncino che lega la saya (fodero) all'obi (cintura), è un accessorio noto, e nota è l'importanza di come debba venire gestito delle diversi fasi della pratica: il Manuale di Iaido ZNKR ne offre infatti particolare evidenza soprattutto in tema di etichetta, saluti e inchini. È altresì evidente come nelle fasi di posizionamento della spada a terra (katana no okikata) nel saluto inziale e finale (katana no okikata to zarei), l'importanza della gestualità sia così profondamente formalizzata da richiedere un punto dedicato nelle spiegazioni aggiuntive del supplemento, come pure descrizione dedicata per i movimenti dello stesso (sageo sabaki) e da definire i saluti come loro stessi kata da studiare approfonditamente. È altrettanto noto ai praticanti come il sageo sia anche indicatore differenziante tra le diverse scuole antiche (koryu), purtuttavia resta per me un accessorio avvolto nel mistero per quanto riguardi il perché della suo utilizzo. La curiosità del perché del sageo mi ha portato in questi giorni a leggere documentazione a tema in rete e come al solito saltando da informazione ad informazione, sono saltate fuori numerose curiosità.
Partendo dall'assunto interessante per il quale se la spada era un'arma alla quale i samurai giapponesi affidavano la vita, era necessario che fosse della massima utilità ed efficienza, e per la massima efficienza tutto doveva avere un uso e uno scopo preciso, risulta evidente che, al di là di una mera esternazione di qualità del materiale, di disegno e di colori quale potrebbe essere la visione attuale, il sageo doveva avere un significato ben diverso, ma, soprattutto, un utilizzo pratico. In un interessante articolo di Arnaud Cousergue (Shiro Kuma) si legge della differenza tra tachi e katana, di come venivano indossate e come venivano assicurate all'obi. L'autore apre con la logica conseguenza per la quale il sageo è una corda e la corda è fatta per legare: il sageo permette quindi di legare, o meglio di connettere, la spada al corpo rendendola una naturale estensione. E quante volte i nostri maestri ci hanno detto di pensare alla spada come la naturale estensione del nostro corpo, del nostro braccio, della nostra mano! Alcune curiosità dell'articolo riportano l'attenzione ad un altro interessante concetto riguardo ai legami, che deriva dall'indicazione di un suo maestro nel definire che nella pratica è necessario mantenere integra la connessione tra l'ambiente, l'avversario e noi stessi (en no kirinai), come pure al collegamento linguistico tra sageo e sagasu (cercare), indicando che il praticante della spada dovrebbe cercare una comprensione più profonda, sottolineando che ad un livello più spirituale, oltre al collegamento con la spada (livello fisico), tra la parte superiore e inferiore del corpo essendo il sageo posizionato all'altezza dell'anca, tutte le nostre azioni sono collegate alla natura (mondo spirituale).
Come definito nel Manuale di Iaido ZNKR il sageo è solitamente di cotone o seta, ed è usato per assicurare il fodero all'hakama: un'ulteriore curiosità è derivata dal fatto che non mi pareva di ricordare un analogo accessorio nella spada occidentale, assicurata alla cintura con un porta fodero di varie fattezze e materiali con funzione analoga al supporto dell'obi per la saya, ma non con ulteriori legacci. Avendo trovato spesso particolari in comune tra spade e tecniche orientali e
occidentali, l'attenzione è finita quindi sulla dragona, ovvero il laccio che correda le else delle armi (...), nelle sciabole moderne ornamento tipico delle armi degli ufficiali, costituita da un cordone che varia, nella forma e nei colori, a seconda dello status e del grado del militare che l'ha in dotazione. La dragona viene inserita all'estremità della coccia dell'arma e proprio per la sua primitiva funzione è fornita di un nodo centrale e di una nappa terminale allacciato alla impugnatura della spada e passato nel polso, che serve a non perder l'arma, e insieme vale per distintivo di Ufficiali e di soldati scelti, secondo i regolamenti mutevoli.
L'idea che un laccio legato all'arma bianca potesse avere quindi un'utilità pratica, oltre che ornamentale, mi ha portato a scoprire come il sageo ha avuto in passato un utilizzo molto caratteristico.
Fin dall'antichità, in Giappone si venera Fudo Myo-o,  una delle divinità più importanti del buddismo nipponico: è questo il nome con il quale nel paese del sol levante si chiama la manifestazione del buddha Vairocana, il centrale e più importante dei cinque re della saggezza e dalla luce, particolarmente venerato nel tempio del monte Akakura e dagli yamabushi, i monaci guerrieri delle montagne, associato al culto dei morti ed invocato per combattere il male. La sua rappresentazione, presente nell'arte giapponese fin dal periodo Heian (794-1185) infatti prevede la spada (spada vajra o kurikara) nella mano destra, per colpire i malvagi, e una corda (lariat) che regge con la sinistra, per condurre i defunti verso un destino migliore o per legare i colpevoli. I significati che vengono attribuiti a questi due oggetti sono virtù e misericordia, per le quali la spada è usata dapprima per squarciare le tenebre dell'ignoranza, e la corda, sistemata a mo' di laccio, usata per frenare i nemici della verità.
Da queste prime informazioni si scopre che la corda ha sempre avuto una sua importanza in Giappone, dapprima realizzata con capelli o crini di cavallo e infine con le abbondanti fibre vegetali presente sulle isole a seguito dell'introduzione di un'economia basata sull'agricoltura, tanto importante da diventare strumento di un'autentica arte marziale, hojojustsu o nawajutsu, arte tradizionale giapponese per bloccare una persona mediante corde o funi, raramente, o mai, insegnata da sola, bensì come parte di un programma di studi del budo che abbracci diverse discipline.
Nell'immaginare il sageo come una sorta di corda, si apprende quindi come questo cordoncino abbia realmente avuto molti usi pratici, testimoniati anche da documenti sulle arti dei ninja.
Partendo dal presupposto che il sageo utilizzato dai ninja fosse più lungo di quello normalmente utilizzato, in modo da potersene avvantaggiare nelle situazioni più disparate, ne "Il libro dei ninja" viene riportato il capitolo "Sette modi per utilizzare il sageo", ovvero esempi dell'utilizzo alternativo di questo accessorio rispetto all'uso noto per legare la saya all'obi. Si legge quindi come fosse possibile realizzare una obi con il sageo, nel caso la propria obi fosse stata tagliata dall'avversario o ci si fosse ritrovati in un'emergenza (...): è possibile farne una dividendo il sageo in due e annodando gli estremi. Altri usi descritti sono il tabimakura, il cuscino da viaggio, per realizzare il quale basterebbe legare i sageo di entrambe le spade, corta e lunga, con le spade ancora nel fodero, e distendersi appoggiandoci la testa sopra: in questo modo si preveniva anche la possibilità che le spade potessero venire rubate durante il sonno. Inoltre, in caso di emergenza, poteva risultare conveniente appendersi al collo entrambe le spade ancora così legate mentre si fosse stati in movimento cercando di legarsi l'obi. Altri esempi più comuni al praticante di iaido possono essere l'estrazione rapida della spada a terra durante un inchino da seiza illustrata in diversi stage di Muso Shinden, o l'abilità dello zasagashi, ovvero l'utilizzo di sageo e spada per verificare uno spazio circostante in situazioni di scarsa visibilità, come pure il suo utilizzo per legare una persona, situazione particolare che affonda le radici in un'arte particolare e dedicata, l'Hojojutsu, tramandata principalmente per via orale. E ancora, lo yariyose, tecnica per sottrarre una lancia dalle mani di un attaccante, per la quale si lega il sageo alla spada corta, la si estrae completamente e la si tiene nella mano destra, mentre la saya viene tenuta con la sinistra lasciando pendere il sageo in mezzo alle due parti: subendo l'attacco con una lancia, si dovrebbe arrotolare il sageo intorno a questa per sottrarla alla presa avversaria, tecnica anche questa di un bagaglio culturare i cui dettagli sono trasmessi oralmente.
Nel discipline Kendo e Iaido ci si abitua ad eseguire nodi con il sageo e con i diversi himo (corde, legacci) dell'armatura o del gi, nodi che si sciolgono facilmente tirando una estremità del laccio con cui sono realizzati: nodi e corde vanno infatti di pari passo, e se i nodi giapponesi non sono in realtà poi così diversi da quelli occidentali, l'immagine di un nodo in particolare caratterizza la cultura orientale, ovvero il nodo senza fine o il nodo eterno. I suoi significati sono diversi, e tra questi si possono elencare l'eterno continuo della mente, l'unione tra saggezza e metodo o tra saggezza e compassione, o ancora l'inseparabilità tra il vuoto e l'origine delle cose, immagini e termini che i praticanti della spada giapponese sono abituati a sentire e a cercare di mettere in pratica nella ricerca del miglioramento personale.
I riferimenti al sageo come strumento di costrizione sono diversi, ma genericamente riportano tutti all'hojojutsu. Robert Hill riporta che le tecniche di jujutsu tipiche dell'era Edo (1603-1868) sono state sviluppate per il confronto con avversari che non indossavano armature nè tantomeno incontrati in campo di battaglia, quanto piuttosto contro gli avversari "civili" di questa era al termine delle guerre che avevano caratterizzato il Giappone appena prima: definite Edo Jujutsu o Suhada Bujutsu, queste scuole utilizzavano armi diverse come il tanto (coltello) o il tessen (ventaglio di ferro), così come l'utilizzo di tasuke o sageo (corda) per bloccare un avversario, tecniche oramai quasi scomparse
ma ancora praticate dalle forze di polizia giapponese, ad esempio, che usa ancora l'arte dell' immobilizzazione tipica dell'Hojojutsu e ha ancora oggi in dotazione bandoli di  corda oltre alle più moderne manette.
Una delle scuole più antiche e maggiormente riconosciute in questa disciplina è tuttora la Takenouchi-ryu, scuola marziale completa che prevede l'insegnamento di diverse discipline come la lotta in armatura (Yoroi Kumiuchi), il bastone (Bojutsu), la spada (Kenjutsu), l'estrazione della spada (Iaijutsu), l'alabarda (Naginatajutsu), il ventaglio di ferro (Tessenjutsu), l'immobilizazzione con la corda (Hojojutsu) e perfino tecniche di resuscitazione (Sakkatsuho).
E se parte dell'immaginario del Giappone è quello di una cultura attenta alla forma e alle regole, questo si applica anche nell'utilizzo della corda, del sageo e dei nodi: i giapponesi hanno sviluppato una vera e propria arte a tutto tondo su questo tema, dal tutsumi al furoshiki, e come riportato da Christian Russo nel suo "Hojojutsu - L'arte guerriera della corda",  si potrebbe sostenere che legare sia nella natura stessa del popolo giapponese. Essi calpestano, siedono e dormono su tatatmi realizzati intrecciando paglia di riso, sin annodano cinture ai fianchi (obi), sandali ai piedi (waraji) e tergisudore sulla fronte (tenugui), impachettano regali con complessi nodi (la pratica cerimoniale dello mizuichi), di fatto "annodano" la carta realizzando splendidi origami, avvolgono i propri alberi e rocce sacre con grosse corde di paglia di riso (shimenawa), indossarono nel passato complete armature tenute insieme da corde annodate e infine tennero al proprio fianco una spada leggendaria, la katana, tramite una corda, il sageo.
Nella polizia dei Tokugawa ogni membro dei diversi gradi della gerarchia e dei diversi corpi era riconoscibile dall'abbligliamento e c'è chi sostiene anche dal colore del cordino decorativo con nappa (fusahimo o tenukihimo) del jutte, il manganello uncinato d'ordinanza: viola, rosso, blu, nero, giallo. In realtà tale colorazione non era rigidamente codificata, e poteva simboleggiare diverse cose, al pari delle corde dello Hojojutsu, i cui metodi di imbrigliamento (nawagake-ho) dovevano rispettare alcuni canoni, per garantire il rispetto della persona bloccata attraverso l'uso di una certa corda, un certo nodo, una certa legatura a seconda del rango, del genere, dell'età, in quanto una tecnica di immobilizzazione non consona ai parametri prefissati per il rispetto del'onore della persona, a prescindere,  avrebbe messo in imbarazzo non solo i criminali ma anche i poliziotti e i loro superiori, punibili, in casi estremi, anche con la morte.


Si svilupparono quindi tecniche di immobilizzazione con la corda a doppio diamante per i samurai, che potevano talvolta essere legati con il sageo della loro spada, oppure la corda girata o la penna di falco per monaci e preti a seconda della religione, imbastiture a croce per le persone comuni e i contadini, o ancora per sacerdoti shinto, personale dei santuari, preti itineranti, donne, bambini, persone cieche, aggressive o di grande forza fisica, fino a diversificare il tipo di crimine perpetrato con una legatura particolare e indicativa. 



Insieme all'uso del sageo si trovano anche tecniche di immobilizzazione e difesa eseguita con tessuti appartenenti all'abbigliamento, come l'obi (Obijutsu), lunga, spessa e sufficientemente resistente per bloccare una persona sfruttanto leve articolari e controllo complessivo del corpo dell'immobilizzato, per arrivare persino ad utilizzare la corda di un arco, con un tecnica chiamata utaifu (prendere per le ali), metodo di immobilizzazione veloce usata in antichità sui campi di battaglia.
Tornando al sageo e alla sua utilità, viene anche riportata l'esigenza particolare di assicurare la spada alla hakama quando si andava a cavallo, rendendosi necessario legare la katana come il tachi, con il tagliente verso il basso ed appesa all'obi, invece che inserita dentro l'obi stesso: l'utilizzo del sageo per assicurare la spada in questo modo è conosciuto con il nome di tenshinzashi.
La stessa importanza hanno i nodi realizzati con il sageo quando la spada viene riposta per non essere utilizzata, anche in questo caso sfruttando nodi di  utilità pratica o funzione cerimoniale, come il cho-musubu, il taicho musubi o il daimyo musubi, tra i tanti che caratterizzano questa pratica. In maniera altrettanto dettagliata, esistono svariati pattern e tecniche di annodamento che contraddistinguono la realizzazione del sageo come il kainokuchi, kakucho, sasanamigumi, ryukogumi, shigeuchi, kikiogumi, karagumi per citarne alcuni.



Riguardo i colori, e quelli dello tsukaito (il rivestimento in stoffa, ito, dell'impugnatura, tsuka), si dice che lo shogunato Tokugawa impose nel 1645 il colore nero per lo tsukaito, e di conseguenza, seguendo l'indicazione per la quale il sageo debba essere coordinato con lo tsukaito, si spiega perché la maggior parte dei sageo "standard" siano neri, o contengano questo colore.
Parlando quindi di colori, e ricollengandoci alle corde dell'Hojojutsu, possiamo infine vedere la categorizzazione cromatica basata sulla rappresentazione cosmologica delle forze capaci di attrarre o scacciare energie di diverso segno
  • Blu : primavera, oriente, sinistra, elemento legno (acqua in Giappone), divinità Seiryu (Drago blu)
  • Rosso : estate, sud, diritto, elemento fuoco, divinità Suzaku (Fenice rossa)
  • Bianco : autunno, occidente, destra, elemento metallo (vento in Giappone), divinità Byakko (Tigre bianca)
  • Nero : inverno, nord, indietro, elemento acqua (terra in Giappone), divinità Genbu (Tartaruga-Serpente)
  • Giallo : mezza stagione estiva, centro, elemento terra, divinità Koryu (Drago giallo)


In origine i colori e la loro simbologia permettavano quindi di rispettare i parametri cosmici prefissati creando una sorta di talismani protettori e purificatori: nell'evoluzione storica a partire dal tardo periodo Edo si assistette ad una semplificazione dei colori delle corde, che divennero distintivi dell'uno o dell'altro corpo di polizia, arrivando all'era Meiji (1868-1912) in cui il colore delle corde veniva scelto in funzione della tipologia di prigioniero, a seconda del rango e del tipo di reato commesso, con l'introduzione della corda viola, colore della Casa Imperiale, associata ai prigionieri di alto rango.
Si sconfina quindi nella tradizione giapponese, come riflesso dello Shinto, per la quale ogni oggetto ha uno spirito intrinseco, ed un significato speciale, e così viene detto che nella scuola Muso Jikiden il sageo non è semplicemente una corda, ma una corda sacra che collega il praticante con la spada attraverso la quale potrà perfezionare il proprio carattere: l'importanza del sageo diventa quindi quella di racchiudere le stesse funzioni spirituali rappresentate dalla tradizione della shimenawa, ovvero l'atto di legare grandi corde sacre intorno ad oggetti di notevole bellezza naturale come grandi rocce, alberi o in prossimità delle cascate, vicino alle quali non a caso è spesso posta una statua di Fudo Myo-o.



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l'inchiostro e la spada




Fonti:

Zen Nippon Kendo Renmei - Versione Italiana (marzo 2014)
The book of ninja : https://books.google.it/books?id=0W_SAQAAQBAJ
https://en.wikipedia.org/wiki/Acala
https://it.wikipedia.org/wiki/Acala_(buddhismo)
https://it.wikipedia.org/wiki/Dragona
https://en.wikipedia.org/wiki/Endless_knot
https://en.wikipedia.org/wiki/Takenouchi-ry%C5%AB
The myth of the straight ninja sword : http://www.coloradospringsninjutsu.com/Blog/Entries/2014/2/4_The_Myth_of_the_Straight_Ninja_Sword.html
World of Martial arts - Robert Hill
Hojojutsu - l'arte guerriera della corda, Christian Russo
https://www.way-of-the-samurai.com/how-to-tie-a-sageo.htm

Connecting through the sageo, Shiro Kuma : https://kumablog.org/2010/04/09/connecting-through-the-sageo/










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