Un giorno un tale mi domandò:"Sapete che significa l'uso di gettar via il sake rimasto in fondo a una tazza?". Io risposi: "Siccome far ciò si dice gyodo, suppongo significhi gettar via ciò che aderisce [gyo] al fondo [do]". L'altro rispose:" No, non è così: si tratta della parola gyodo [via dei pesci], perché il sake rimasto in fondo alla tazza lava il punto toccato dalle labbra".
Approfondendo attraverso le note, apprendo che in passato il sake, torbido, non si beveva tutto, ed era usanza lasciare la parte più torbida nelle tazze. Essendo queste di piccole dimensioni, venivano riempite più volte, ma senza risciacquarle: gettando via il sedimento, si procedeva quindi anche al risciacquo del punto della tazza venuto a contatto con le labbra. La via dei pesci menzionata allude al fatto che per tornare alle acque di origine i pesci ripercorrono la stessa via già percorsa quando se ne allontanarono. La ragione per cui si usava questo vocabolo per indicare il gettar via i fondi di sake sta nel fatto che bisognava fare in modo che i fondi facessero come i pesci, cioè rifacessero la strada già percorsa quando si era bevuto in precedenza, così da lavare il punto dove erano state applicate le labbra.
I due termini gyodo, omofoni ma scritti con kanji diversi, sono all'origine di questo passaggio di "Ore d'ozio" di Kenko, mia lettura abituale al primo dell'anno e che ogni volta mi colpisce con un passaggio diverso, preso da uno degli oltre duecento quaranta aneddoti, uniti solamente dal fatto di essere pensieri, per quanto futili possano essere, che sono passati per la mente dell'autore. Questa raccolta è considerata il capolavoro dello scrittore più importante dell'epoca Kamakura, vissuto a cavallo tra il 1200 e il 1300, grande filosofo appartenente ad una famiglia dell'alta burocrazia imperiale, che, attraverso la sua prosa di grande impatto poetico, è in grado di fornire delle stupende fiammelle che aiutano ad illuminare il percorso di un qualsiasi cammino.
Leggere le sue "frivolezze" è per me sempre uno spunto di riflessione, su qualsiasi cosa scriva, e fonte di una linea di azione che mi piace assumere per il nuovo anno, qualcosa di diverso dalla più classica lista dei buoni propositi, e più simile ad un rinnovato approccio alle cose, alla vita.
Come l'autore vorrei quindi assumere quell'atteggiamento che mi permetta di non dare per scontato qualcosa solo perché l'abitudine mi porta a agire, nel senso di fare o di pensare secondo schemi e (pre)concetti applicati acriticamente, in modo da poter cogliere qualcosa di più, profondo o personale, da una qualsiasi azione della vita quotidiana, e poter meglio comprendere almeno le attività che più caratterizzano le mie passioni e le relazioni tra le cose e le persone.
Inizia un nuovo anno e vorrei poterlo trascorrere all'insegna della comprensione del significato anche solo del più piccolo "perché" e cercare quindi di poter percorrere questa nuova tappa del mio cammino in maniera più consapevole.